ANCONA
DIAMOCI
del NOI

Spunti programmatici

Quelli che seguono sono gli obiettivi principali che caratterizzeranno il nostro impegno ad integrazione dell’ambizioso programma della coalizione di centro-sinistra.

Ci siamo concentrati su alcuni punti ed obiettivi che sono vicini alla nostra sensibilità. Il loro perseguimento andrà tradotto in concreto coinvolgendo le tante competenze di cui la città è ricca e organizzando la macchina comunale anche al fine di studiare, prendere spunto e mettere in atto quelle che sono le pratiche migliori messe in campo nelle altre città.

Lo faremo tenendo conto di una società che si trasforma velocemente e dove la comunità è attraversata di continuo da desideri e bisogni nuovi. Noi quei desideri li vogliamo cogliere e condividere, farli nostri oggi e trasformarli in realtà domani.
Per una città…

ascolto | dialogo | confronto | partecipazione

Siamo convinti che la forza e l’autorevolezza di un’amministrazione stia, oltre che nella competenza dei suoi attori, nella capacità di confronto e dialogo con i cittadini. Apertura, condivisione e trasparenza dovranno essere i tratti salienti del prossimo governo della città. Una democrazia senza partecipazione è una democrazia monca. Auspichiamo una politica di ascolto e servizio puntando all’incontro con i bisogni del cittadino. Ripartire dal territorio coinvolgendo soggetti attivi del terzo settore in modo da poter affrontare con spirito collaborativo le problematiche della città in un confronto con un Comune amico e collaborativo. Abbiamo la piena consapevolezza che ad oggi il terzo settore è più di ogni altro in grado di generare coesione sociale e numerose esperienze hanno dimostrato come una cittadinanza attiva e protagonista possa essere la via migliore per arginare il degrado. Il cittadino non è uno spettatore ma un attore principale del processo.

Da questo punto di vista, sulla messa a terra degli istituti di partecipazione si gioca la sfida più alta del governo di una società complessa e in continua evoluzione appena uscita dalle trasformazioni imposte dalla pandemia. Valorizzazione del ruolo e delle funzioni del Consiglio Comunale e coinvolgimento dei consiglieri anche con deleghe specifiche; riforma dei CTP (consigli territoriali di partecipazione); attuazione ed applicazione del “Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni” recentemente approvato dal Consiglio Comunale e del relativo strumento dei “Patti di collaborazione”. Questi i tre obiettivi principali su cui dovremo lavorare. Quanto ai CTP essi vanno riformati migliorando ciò che non ha funzionato nei primi cinque anni della loro istituzione: i) prevedere nel bilancio comunale speci”che risorse loro dedicate per piccoli interventi di decoro e manutenzione sul modello già adottato con il bilancio partecipato, ii) determinare modalità di incontro e confronto continue ed efficaci anche con la parte tecnica nelle rispettive materie di competenza, iii) inserire l’obbligo di parere preventivo (non vincolante) su alcuni interventi e progettualità legati ai quartieri di riferimento, iv) pubblicare i verbali delle riunioni dei Ctp nell’apposita sezione del comune; v) inviare periodicamente ai Ctp l’ordine del giorno dei Consigli Comunali e prevedere sessioni di questi ultimi dedicate all’ascolto dei CTP. I “Patti di Collaborazione” che scaturiranno dalla recente approvazione del “Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni” possono rappresentare uno strumento di grande rilievo per avvicinare i cittadini alla protezione di quelli che vengono definiti “beni comuni” ingaggiando i residenti di quartiere in azioni di riqualificazione, cura e tutela delle aree verdi o di aree o edifici dismessi o di aree depresse o di parti di città degradate.

Nello sfondo l’impegno più generale e trasversale di tutto il governo della città nell’assegnare un ruolo sempre più incisivo al comparto del terzo settore in un’ottica di crescente ricorso agli strumenti della coprogettazione e della coprogrammazione. Un primo passaggio di attenzione verso questa nuovo metodo di governo dovrebbe essere l’istituzione dell’Ufficio per la partecipazione con la previsione di un budget e risorse da impiegare. L’ufficio dovrà gestire e coordinare le diverse azioni messe in campo ed essere un punto di riferimento stabile, amministrativo ed operativo, al fine di poter contare su processi partecipativi meno burocratizzati e semplificati nelle procedure di attivazione e su un coinvolgimento dei funzionari comunali, preventivamente formati, nelle pratiche partecipative. Il coinvolgimento dei cittadini e della comunità verra favorito anche attraverso l’istituzione di tavoli permanenti nei diversi ambiti e materie interessando i portatori di interessi collettivi, le associazioni di categoria, le parti sociali e gli ordini professionali.

Sul fronte della trasparenza dell’azione amministrativa (ulteriore elemento indispensabile per un’amministrazione che si vuol aperta e partecipata), vanno sperimentati i “nuovi” strumenti di e–democracy ed e-government utilizzando le migliori tecnologie oggi a disposizione per la creazione di “piattaforme” che favoriscono, ad esempio, l’espressione della opinione dei cittadini anche attraverso votazioni on line; la connessione gratuita in vari luoghi della città, come ad esempio, edifici e sedi pubbliche, università, scuole, biblioteche, parchi, fermate degli autobus, stazioni ferroviarie, stadi, palazzetti dello sport.; l’incentivazione della capacità di libero accesso a 3 quantità crescenti di dati (open data), in un’ottica di crescente trasparenza dell’azione amministrativa; la possibilità, per i cittadini, di avere informazioni on line e in tempo reale su aspetti di interesse generale (qualità dell’aria, stato di avanzamento delle opere pubbliche, manifestazioni culturali, eventi sportivi ed altro).

decoro e manutenzione | attrattività | frazioni | turismo

Essere città gentile non è una manifestazione estemporanea, ma è un approccio, una cifra che riguarda e caratterizza il rapporto tra chi governa la città e tutti i cittadini e che deve essere improntato ad un’idea di servizio, ascolto ed empatia. Si è stanchi di un linguaggio della politica e in generale pubblico, sia nel mondo del lavoro che nelle relazioni, caratterizzato da toni sempre più rozzi, violenti e rissosi. Essere città gentile segna, invece, un’impronta diversa.

Una città gentile è una città curata e pulita. Che ha continua dedizione per l’arredo urbano, nei suoi quartieri come nelle frazioni. Una città che ci tiene a presentarsi bene ed essere orgogliosa di sé e del suo senso di appartenenza. Da questo punto di vista, ad Ancona serve un intervento straordinario per il decoro e una completa riorganizzazione dei servizi di manutenzione della città. Quella ordinaria, oltreché programmata, deve essere un impegno quotidiano e senza soluzione di continuità. Il decoro è un bene comune che va tutelato come elemento essenziale della qualità del vivere urbano e per questo vanno favorite scelte di collaborazione con i cittadini. Particolarmente importanti sono gli interventi di manutenzione e decoro in quelle parti del centro storico, (zona Capodimonte in primis) che non sono state interessate negli ultimi ultimi da opere di cura e che ora rappresentano una criticità da superare anche per la tutela del patrimonio artistico culturale che in questa parte della città risiede.

Una città gentile cura le frazioni prevedendone un progetto di rilancio, che guardi al loro enorme potenziale, spesso sottovalutato, e che può essere sfruttato per creare un ambiente più vivace e inclusivo per tutti. Le frazioni hanno bisogno di nuovi impulsi, di una nuova visione che valorizzi anche attraverso la collaborazione di gruppi formali ed informali che vi abitano:

  • la manutenzione del verde l’aspetto estetico e la cura del territorio,
  • gli interventi di pulizia e di ripristino delle aree pubbliche, come parchi, giardino, piazze e vie,
  • l’arte urbana, coinvolgendo gli artisti locali nella realizzazione di murales e opere d’arte che possano arricchire il tessuto urbano delle frazioni,
  • l’utilizzo di prodotti locali e a Km 0, attraverso la creazione di mercatini per tutelare l’ambiente e creare un’economia locale più sostenibile e inclusiva.


Infine, dal momento che la cultura è un elemento fondamentale della vita delle comunità, è importante che sia accessibile a tutti, indipendentemente dal luogo in cui si vive. Ecco perché necessario impegnarsi per promuovere eventi culturali nelle frazioni, come mostre d’arte, concerti e spettacoli teatrali. Fondamentale coinvolgere i giovani residenti, o!rendo loro la possibilità di partecipare attivamente alla creazione e organizzazione delle iniziative.

Una città è gentile non lo è solo con chi la abita ma anche con chi la visita per lavoro o turismo. È una città che attrae ed è capace di investire su una serie di servizi legati all’accoglienza turistica. Una città aperta ad una nuova visione del turismo, basata sull’ascolto delle necessità del tessuto economico locale e degli operatori del settore mettendo in atto tavoli di lavoro compartecipati per la concretizzazione di sinergie efficaci, in un’ottica di filiera e di sistema con le istituzioni regionali deputate sia alla formazione degli operatori che alla promozione del territorio. Il turismo è stato fortemente penalizzato dalla pandemia, necessita di sostegno per il suo rilancio divenendo una risorsa trasversale per il territorio e bacino di nuova e qualificata occupazione in particolare di giovani donne e disabili. Scegliendo di coprire diversi target turistici da quello facile/veloce/accorto, a quello più di tendenza/stiloso/gustoso a quello lento/verde/culturale. In ognuno di questi segmenti, gli eventi, le attività, gli itinerari e i percorsi guidati, le iniziative eno-gastronomiche devono essere sempre caratterizzate da un livello qualitativo degno di un capoluogo di regione in un contesto di crescente competitività tra le città in questo ambito. I miglioramento (o in alcuni casi l’attivazione ex-novo) di servizi volti a facilitare, la connettività, la mobilità pubblica e privata (sharing e smart), l’informazione (app, segnaletica, mappe ed itinerary, call center, punti accoglienza), la fruizione (bigliettazione integrata, card) sono i primi passi indispensabili da muovere nella ricostruzione di una scelta di campo che vede Ancona scommettere sul turismo. 5 L’altra sfida sul fronte turistico, collegata sempre al volto gentile della città, è l’accessibilità. Intesa non solo con riferimento alla necessità di migliorare i servizi e le opportunità per viaggiatori con esigenze particolari o disabilità, ma anche per l’attenzione particolare che va dedicata a coloro che, con le medesime esigenze, in questo settore lavorano (agenti di viaggio, operatori che lavorano nei servizi di booking e prenotazione, di pulizia delle guide turistiche, addetti ai servizi di cucina etc…). Va Incentivata la proposta di un’offerta turistica locale particolarmente attenta e attrezzata chi sceglie un turismo sostenibile e lento, prevedendo percorsi ciclopedonali sicuri e ben individuati con cartellonistica stradale, favorendo la conoscenza del territorio attraverso itinerari che si sposino con l’offerta eno-gastronomica di piccoli produttori locali. Promuovere l’immagine della città di Ancona e delle sue aree circostanti (in particolare la Riviera del Conero e le campagne) come territorio perfetto per sposare turismo, ambiente e attività all’aria aperta.

salute | anziani | disabilità | migranti | infanzia

Una città accogliente è una città che si prende cura dei bisogni dei più fragili, che li accoglie e non li lascia indietro. Non lascia indietro innanzitutto chi ha problemi di salute. Il Sindaco è il primo responsabile della salute dei suoi cittadini. La salute non è un tema estraneo alle politiche di un’amministrazione comunale ed il suo signi”cato oggi non si riferisce solo all’assenza di malattia ma si amplia, comprendendo gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. La salute non è un bene individuale, ma un bene comune e collettivo, e come tale va affrontato, con politiche integrate che interessano l’ambito sociale naturalmente ma ad esempio anche quello dell’ambiente, della cultura, dell’urbanistica, della mobilità. Sulla difesa di questo bene comune si misura il tasso di civiltà di una società. Non è soltanto un problema di assistenza – pure doverosa e dovuta – a chi ha meno, ma uno strumento che può garantire la coesione di una comunità, aumentare la sua sicurezza, e per”no favorire il suo sviluppo economico.

Da questo punto di vista dunque va favorita una maggiore integrazione con la componente sociosanitaria per la creazione di reti di prossimità, soprattutto in funzione delle case di comunità, valorizzando e ra!orzando l’esperienza acquisita nell’offerta di servizi territoriali ed il sistema di assistenza domiciliare supportando, per quanto di competenza, le attività necessarie alla vita quotidiana (spesa, trasporti, pulizia della casa, preparazione dei pasti, igiene quotidiana). Appare indispensabile coinvolgere, nell’esercizio delle funzioni di programmazione e organizzazione degli interventi e servizi offerti nell’ambito delle proprie competenze, il terzo settore attraverso forme di coprogrammazione e coprogettazione. L’esperienza e la vicinanza ai bisogni dei cittadini praticate nel tempo rendono la collaborazione con il terzo settore indispensabile per elaborare efficaci idee e progetti, affrancandolo da un ruolo puramente esecutivo. Infine va adottato un sistema di affidamento esterno dei servizi programmati che, tenendo conto dell’importanza della qualità e continuità, sia in grado di valutare principalmente il progetto piuttosto che l’offerta economicamente più vantaggiosa.

Il tema dell’invecchiamento della popolazione riguarda come molte altre città anche Ancona dove ormai un cittadino su quattro è oltre i 65 anni Di questi circa 5.000 risultano non autosufficienti mentre 2.000 sono gli anziani soli. Va dunque aumentata la disponibilità di residenze per anziani sia autosufficienti che non autosufficienti, da un lato considerando le opportunità che potranno derivare dallo spostamento dell’INRCA della Montagnola, dall’altro implementando lo studio e realizzazione di progetti di senior housing, anche attraverso partenariati pubblico privati, preferibilmente recuperando importanti aree edificate dismesse o abbandonate. Sul fronte dei servizi è necessario migliorare quelli di accoglienza temporanea volti ad offrire, ai familiari o a chi accudisce l’anziano non autosufficiente, una possibilità di sollievo e di riposo dal lavoro di cura che svolgono abitualmente e vanno altresì favoriti gli spazi di ascolto e supporto per caregiver, anche facilitando la nascita di gruppi di auto mutuo aiuto e definire una rete di supporto per i famigliari che troppo spesso sono lasciati a se stessi.

Per quanto concerne la disabilità non c’è alcun dubbio che va contrastata “l’invisibilità” ed il completo carico alle famiglie delle ragazze e dei ragazzi con disabilità a “ne percorso scolastico potenziando l’o!erta di attività di inclusione sociale, vanno sostenuti percorsi di autonomia abitativa come: (ad es. “Vado a vivere solo” della Fondazione la Carovana, “Casa Sollievo” della Coop. Papa Giovanni – tra le altre), promosso quanto più possibile l’inserimento lavorativo di persone con disabilità (sull’esperienza di Frolla, Mica Mole ed altri) oltre ad intervenire a sostegno delle associazioni di volontariato che si occupano di disabilità. Infine, una città accogliente orienta i suoi piani urbanisti tenendo conto delle persone con disabilità al fine di renderla più accessibile e facilitare l’accesso a servizi, alle prestazioni ed alle risorse economiche.

Una città accogliente favorisce politiche di servizi per la comunità con la comunità LGBT++ che spesso oggetto di discriminazioni e violenze e che necessita in molti casi di strutture protette per i/le loro componenti più fragili e indifese.

Una città accogliente favorisce politiche di integrazione e servizi per la comunità migrante dai piani di azione per una maggiore integrazione socio-lavorativa delle madri straniere sole con figli a carico, al potenziamento della rete di sostegno per i minori stranieri ed i loro genitori (strutture di dopo scuola, rafforzamento dell’insegnamento dell’italiano, consultorio, integrazione sportiva), alla messa in campo di sinergie istituzionali con gli Enti di competenza per un piano di azione concreto (mappatura delle abitazioni, co-housing sociale etc) finalizzato a mitigare i1 problema della mancanza degli alloggi ed infine favorire il riconoscimento e l’istituzionalizzazione della figura del mediatore linguistico e culturale anche attraverso la creazione di un albo e formazione specifica.

Una città accogliente è una città che ha a cuore il servizio degli asili nido e la sua diffusione ed efficacia. Vanno in particolare elaborate forme con maggior flessibilità nell’offerta, soprattutto oraria, degli asilo nido, tenendo conto dell’impegno orario richiesto dalle nuove forme di attività lavorativa svolte in prevalenza dai giovani (turnisti,ecc.).

Una città accogliente monitora ed interviene, con chi di competenza, affinché il consultorio cittadino funzioni bene e a pieno regime nell’interesse delle donne, della loro salute, della loro educazione alla sessualità e alla procreazione.

rigenerazione urbana | mobilità sostenibile | ambiente | animali

Ancona città più attenta al nostro futuro, al suo sviluppo urbano e all’ambiente che la circonda. Parlando di futuro, appare indispensabile inserire gli interventi urbani sempre in una strategia e azione di tipo rigenerativo coinvolgendo e ingaggiando i cittadini. Gli spazi della città vanno intesi come luoghi di co-produzione di capitale sociale coinvolgendo tutte le categorie per co-progettare la città, mettere in relazione le persone, far convergere saperi e competenze. Serve una visione lunga, complessiva e condivisa di quella che sarà la città del domani. Con questa profondità, è auspicabile l’avvio di un “laboratorio urbano permanente” che dia un contributo di analisi e proposta (coinvolgendo la comunità scienti”ca e le istituzioni di ricerca presenti in città) e, dall’altro, sviluppi interventi laboratoriali di animazione di comunità e di ingaggio civico con azioni sul territorio, eventi partecipativi sull’identità della città e dei suoi quartieri. L’Università Politecnica va coinvolta in modo costante al tavolo sulla costruzione della visione futura della città potendo offrire in tutti i campi competenze ed esperienze di assoluto livello. Al centro di questa prospettiva grava anche l’obbligo di avviare una riflessione per la riqualificazione e rigenerazione di quel lungo elenco di vuoti urbani (edifici ed aree dismesse pubbliche e private di dimensioni assai rilevanti) presenti in città, coinvolgendo tutti i soggetti pubblici interessati (Stato, Regione, aziende sanitarie, provincia, Università, altri enti pubblici) e studiando forme di partenariato con il privato in un’azione strategica e di lungo periodo che però appare essenziale avviare sin da subito.

Ma non c’è sviluppo urbano alcuno senza una rigorosa attenzione ai temi ambientali ed alla qualità dell’aria. I due percorsi sono inevitabilmente connessi e determinano il livello di attenzione di una città per il nostro futuro. In via preventiva e di coinvolgimento della comunità è necessario avviare campagne di sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini ad avere comportamenti adeguati alla sfida di preservare la salute di tutti e l’ambiente cittadino in relazione in particolare all’uso dell’acqua ed all’uso consapevole degli inquinanti da CO2 (veicoli, scarichi,etc.). La necessaria mappatura del verde è azione necessaria al fine di progettare le opere di riqualificazione e valorizzazione. Quanto invece alla gestione del Verde va data attuazione alla mozione consiliare del 2020 che prevedeva la creazione di una Consulta del Verde e va adottato il Piano del Verde e il Regolamento del Verde Urbano e data attuazione alla prevista creazione di un Bosco Urbano.

La città attenta è consapevole che le strade sono di tutti e non solo delle automobili. Avviare un processo di comunicazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini, anche attraverso l’erogazione di questionari, per valutare i benefici che si avrebbero per la città e per ciascun cittadino dalla realizzazione di: i) ZTl in centro storico; ii) realizzazione di un dettagliato Biciplan (un programma articolato di misure destinate a rendere agevole e sicuro il modo di muoversi in bici) e in particolare creazione di Zone 30 km/h con esclusione della rete viaria primaria; iii) supportare interventi di urbanismo tattico: soluzioni sperimentali, in sicurezza e a basso costo, per testare risposte a mobilità dolce, iv) avviare un serio processo di sensibilizzazione dei cittadini al tema della sicurezza stradale; v) migliorare l’accessibilità, la sicurezza e gli spostamenti in città degli utenti deboli della strada: anziani, bambini (in particolare nei percorsi casa/scuola/parchi), disabili, ciclisti. Per l’accesso al centro della città la strada maestra è la realizzare un numero maggiore di parcheggi scambiatori e favorire l’intermodalità, ovvero un sistema di mobilità misto ferroviaria, di trasporti pubblici, di biciclette private e di biciclette e monopattini elettrici in sharing etc, sostenibile, fruibile e economica. A tal fine andranno previsti particolari incentivi economici per l’utilizzo dei parcheggi scambiatori, nonché per l’utilizzo di biciclette e monopattini elettrici in sharing fino al centro città. Vanno favorite tutte le progettazioni che consentano i collegamenti urbani e tra le frazioni limitrofe con la bicicletta in un contesto di sicurezza e protezione per il ciclista, separando le ciclabili dalle strada in maniera più evidente e non costruendole a discapito dei percorsi pedonali, prevedendo una viabilità urbana che contempli spazi e strade condivise, completando il lavoro già avviato sull’area portonovo estendendola a tutto il territorio del parco del conero.

In merito agli ecosistemi marini e delle Zone Costiere va: – rafforzato il rispetto e valorizzare gli strumenti di tutela esistenti, quali Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) e Zone di Tutela Biologica (ZTB) e previsto un maggior livello di protezione dei già individuati tratti dunali (Torrette e Collemarino). – investito nella tutela e conservazione di ecosistemi e biodiversità marina tramite azioni regolamentate individuando i traguardi di tutela imposti dalla comunità europea e avviando un percorso virtuoso di ascolto e confronto con la comunità scientifica (UNIVPM in CNR in  particolare), con la popolazione e con i numerosi portatori di interesse. Insieme si dovranno individuare gli strumenti migliori messi a disposizione dalla normativa europea ed italiana, nessuno escluso, affinché vengano raggiunti, nel breve periodo, con efficacia e incisività, gli obiettivi previsti:

  • in collaborazione con le competenze e gli enti preposti, definire gli interventi necessarie a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale sulla biodiversità marina anche al fine di proteggere in particolare la specie del mosciolo selvatico di Portonovo in considerazione della sua dimensione valoriale e dell’importanza che rappresenta per la cultura e la storia del nostro territorio,
  • favorire la gestione sostenibile della pesca e del commercio del pescato ittico, con particolare attenzione al rispetto di stagionalità, provenienza e metodi di pesca,
  • avviare per quanto di competenza ed in sinergia con gli enti preposti azioni di mitigazione dei fattori inquinanti dell’aria, delle coste e dei tratti di mare prospicienti la costiera anconetana,
  • avviato un processo di comunicazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini, anche attraverso l’erogazione di questionari, per affrontare in maniera partecipata, multidisciplinare e scientifica i rischi connessi al cambiamento climatico.

Una città attenta lo è anche con gli animali, implementando le aree per i cani, individuando tratti di spiaggia libera aperti anche agli animali, sostenendo campagne di sterilizzazione dei gatti e supportando gattili e colonie feline, nel rispetto delle normative di tutela. Per tali finalità potrà, come in molte città italiane, essere istituito il Garante per gli animali.

spazi sociali e culturali | eventi | patrimonio culturale | nuove generazioni | università | scuola

Una città più viva è una città creativa, ricca di spazi di socialità e cultura, a cominciare da quelli destinati agli studenti, ai giovani e alle famiglie. Ancona soffre di una carenza di spazi di socialità e cultura in linea con le tendenze più aperte e contemporanee. E necessario dunque che l’amministrazione favorisca, anche attraverso formule di partenariato pubblico privato, l’apertura ed il funzionamento di tali luoghi individuando, in linea con le politiche di rigenerazione urbana quegli immobili vuoti e/o dismessi da riconvertire e rifunzionalizzare in tal senso. Sul fronte del sostegno all’offerta va garantito un sistema di servizi al privato- culturale (no-profit e profit) per semplificare, economicizzare, standardizzare e digitalizzare le procedure per l’organizzazione di eventi con particolare riguardo agli aspetti della sicurezza pubblica. Una città più viva ospita e promuove in modo quanto più diffuso possibile e in tutti i suoi quartieri iniziative ricreative e culturali, senza concentrare le attività solo in centro città. In particolare nel periodo primaverile ed estivo vanno sostenuti progetti che puntano a dislocare nei quartieri e nelle frazioni le manifestazioni.

Ancona ospita numerosi festival ed eventi importanti, molti dei quali portatori di una lunga storia alle spalle. A questi si deve accompagnare un’opera di ingaggio, coinvolgimento e preventiva crescita del tessuto cittadino, specialmente giovanile favorendo una co-progettazione culturale in cui l’evento non deve rappresentare un momento di fruizione passiva da parte dell’utenza ma quanto più possibile un punto terminale di un percorso condiviso e partecipato della cittadinanza.

Una città più viva è una città attrattiva per giovani artisti e creativi in grado di o!rire opportunità formative, laboratoriali e le esperienze di residenza, valorizzando anche le tante competenze presenti in città. È auspicabile la creazione in questo senso di una sorta di laboratorio dello spettacolo in cui discipline artistiche performative interagiscano fra loro al fine di realizzare e promuovere nuovi progetti frutto dell’ingegno e collaborazione interdisciplinare tra gli allievi dando supporto di strutture e maestranze specializzate al fine di migliorare e supportare il talento creativo degli allievi.

Una città più viva ha a cuore il proprio patrimonio. È necessario tornare ad investire sull’hardware culturale. La nostra città è ricca di archivi, biblioteche e musei, luoghi essenziali allo sviluppo sociale e civile di una comunità, portatori di Storia e storie, di memoria condivisa e, gli archivi in particolare, di diritti determinanti per la buona gestione di una società. I nostri Istituti ed il patrimonio che conservano sono fondamentali per la costruzione di comunità coese che in essi riconoscono se stesse ed il proprio passato. Perché gli Istituti culturali possano svolgere questo ruolo primario nell’evoluzione di una società è essenziale che vi lavorino 12 professionisti qualificati. L’azione dell’Amministrazione comunale, per quanto di sua competenza, deve favorire il rafforzamento dell’organico degli Istituti, evitando, laddove si scelga o sia necessario esternalizzare, appalti che abbiano come punto fondante il massimo ribasso.

Sul versante del patrimonio ulteriori punti fondanti della prossima amministrazione dovranno essere volti a garantire:

  • una governance in grado di garantire la sostenibilità delle gestioni e lo sviluppo degli istituti e luoghi della cultura attraverso reti e sistemi territoriali in grado di garantire servizi integrati di qualità,
  • la centralità degli investimenti nella cultura, perché senza servizi culturali non c’è crescita né sviluppo, 
  • l’implementazione delle biblioteche di quartiere, che devono essere dotate di personale che consenta lo svolgimento dei servizi, presidi territoriali importanti, luoghi di aggregazione dei giovani, punti di riferimento della comunità,
  • le relazioni con gli Istituti storici della città (quali l’Istituto Gramsci, l’Istituto Storia Marche, la Deputazione di Storia patria per le Marche) con l’obbiettivo di creare progetti condivisi rivolti alla cittadinanza, con particolare attenzione ai più giovani, 
  • l’allargamento di spazi e funzioni della casa delle culture di Vallemiano, presidio ormai stabile di socialità e cultura, recuperando ad essa un ulteriore stabile dell’ex mattatoio,
  • l’implementazione della rete e del sistema del patrimonio che lanci un’unico immaginario “Patrimonio Ancona” (archeologico, diocesano, musei civici, museo Omero, musei privati, altri musei e raccolte), in una prospettiva di servizi unitari, di gestione e promozione,
  • la stipula di un patto stabile con la sovrintendenza per la fruizione e valorizzazione dell’area archeologica.

Per quanto concerne le nuove generazioni una politica culturale attiva mira a garantire che tutti i gruppi di popolazione possano partecipare il più possibile alla vita culturale. «Accessibilità» e «mediazione» sono elementi chiave per raggiungere questo obiettivo. Per questo cultura e aggregazione dei giovani sono due volani che contribuiscono all’adozione di stili di vita che agiscono preventivamente sul disagio. Sotto questo profilo appare utile la creazione di “incubatori di partecipazione”, nei quali riprendere e riscrivere i progetti dedicati alle nuove generazioni e destinati a promuovere protagonismo, partecipazione e autonomia.

Una città viva è una città universitaria. Vanno ampliati i servizi che favoriscono la mobilità degli studenti e le occasioni di aggregazione offrendo loro spazi ibridi, fruibili e in linea con le esigenze di studio, ricerca e confronto al di fuori del contesto universitario (sera e notte) favorendo al massimo l’integrazione e la partecipazione dell’Università e i suoi Studenti con il tessuto sociale e culturale cittadino.

Una città viva è una città in cui la scuola è vissuta come investimento e non come mero costo. Proponiamo di tornare ad investire sulla scuola implementando le risorse per la gestione quotidiana dei servizi scolastici, per la manutenzione ordinaria dei plessi e per l’implementazione dei servizi legati ai centri estivi. Scuola come laboratorio di quartiere. Nel tempo le scuole hanno perso la loro funzione di centri di riferimento per i quartieri, di luoghi per la aggregazione e per la progettazione sociale, di spazi vivi di comunità. Va dunque restituita centralità alla Scuola come istituzione di quartiere, attivando tutta una serie di “Pati Educativi di Comunita” e “Patti di Educazione” tra dirigenti scolastici, enti del terzo settore, realtà di quartiere, comitati di genitori e nonni o volontari al fine di permettere un co-gestione dei locali delle Scuole anche per garantire una estensione degli orari di apertura degli Istituti, un ampliamento dell’offerta formativa e implementazione dei servizi alle famiglie. Per coordinare e promuovere questa nuova funzione e ruolo della scuola in città si propone di istituire una “Conferenza di Servizio Permanente” un tavolo in cui abbiano voce oltre che le Scuole anche le associazioni dei genitori, uno strumento operativo che possa incidere concretamente sulle scelte di gestione messe in campo dalle politiche educative della città.